La Zinzulusa, una
delle più famose ed importanti manifestazioni del carsismo costiero italiano, ed eccezionale hotspot di biodiversità sotterranea, si affaccia
con una maestosa apertura sul mar Ionio, lungo il litorale tra Castro Marina e Santa
Cesarea Terme (Lecce). La grotta, originatasi durante il Pliocene (Tirreniano) a seguito
di intensi processi di erosione marina che interessarono l'intera Penisola Salentina, si
articola in tre parti geomorfologicamente distinte. La prima, che si estende dall'ampio
ingresso sino alla Cripta, è scavata in calcari compatti dell'Eocene e risulta
caratterizzata da una grande varietà di stalattiti e stalagmiti e numerosi fenomeni di
crollo della volta; in questa parte vi è la prima importante manifestazione idrologica
della grotta, "La Conca", invasa da acque limpidissime in cui si mescolano
componenti marine a componenti dulciacquicole, queste ultime provenienti da
microfessurazioni presenti nella porzione più interna della cavità. La seconda parte,
che si estende dalla Cripta sino all'ampia cavità denominata "Il Duomo", mostra
una tipica morfologia erosiva risalente al Cretacico; in questa zona la roccia si presenta
meno compatta rispetto alle antistanti formazioni eoceniche e più evidenti risultano gli
esiti dell'intensa azione erosiva delle acque interne; inoltre, le stalattiti e le
stalagmiti diminuiscono, come pure non si osservano evidenti fenomeni di crollo. Infine,
la parte terminale, anch'essa ricavata in rocce cretaciche, ospita le acque limpidissime
del "Cocito" la cui natura anchialina è dimostrata dalla evidente
stratificazione tra una lente superficiale più fredda e dolce ed un livello sottostante
più caldo e salmastro.
Le prime notizie storiche sulla Zinzulusa si fanno risalire ad una lettera inviata nel
1793 da monsignor Del Duca, vescovo di Castro, a re Ferdinando IV, nella quale l'autore
fornisce una ricca descrizione della grotta, ipotizzando altresì che in essa fosse stato
ospitato l'antico tempio di Minerva fabbricato da Idomeneo! Successive citazioni e
descrizioni più o meno dettagliate, si devono a Monticelli (1807), Brocchi (1821), De
Giorgi (1874), Botti (1870-1874) e Perotti (1871), quest'ultimo autore, peraltro, di una
poetica breve descrizione della grotta:
"Dormi nel tuo mistero o Zinzulusa!
Noi lo tentammo questo tuo mistero
con la religion di chi sospetta
ch'oltre la realtà cominci il vero"
(A. Perotti)
Molto più tardi, a partire dal 1922 e sino al 1958, la grotta diviene oggetto di
numerose visite, esplorazioni e pubblicazioni scientifiche riguardanti i suoi diversi
aspetti, storici, geologici, etnologici e biologici (Bottazzi 1924, De Lorentiis 1924,
Lazzari 1947, Stammer 1938, Müller 1938, Anelli 1951-1958, Cardini 1958, Blanc 1958, Pasa
1953, Parenzan 1938-1958, Ruffo 1947-1958). Alcuni dei suddetti autori, ed in particolare
Ruffo, hanno raccolto ed analizzato il copioso materiale biologico che si andava via via
scoprendo all'interno della grotta; a quest'ultimo autore si deve, tra l'altro, la prima
organica ed ancora attuale trattazione della fauna troglobia, sia terrestre che acquatica,
della grotta, nella quale viene, altresì, per la prima volta messa in risalto
l'originalità ed il notevolissimo interesse scientifico delle specie animali sotterranee
in essa rinvenute, soprattutto crostacei, la maggior parte delle quali (Spelaeomysis bottazzii, Typhlocaris salentina, Hadzia minuta, Monodella stygicola, Nitocrella stammeri,
Esola spelaea, Psyllocamptus monacus, Metacyclops
subdolus, Metacyclops stammeri), di antichissima origine (paleomediterranea) ed
endemiche per la Zinzulusa o per la penisola Salentina.
Per quanto riguarda i reperti etnologici, nello stesso periodo sono stati rinvenuti
numerosissimi resti e manufatti neolitici, paleolitici e di epoca romana di vario tipo
(microbulini, lame, grattatoi, cocci di ceramica, manufatti in osso, selce ed ossidiana,
etc.), testimonianza di una antica e regolare frequentazione della grotta da parte
dell'uomo.
In anni più recenti (1972-1982), nell'ambito di un più ampio programma di studi sui
popolamenti acquatici sotterranei pugliesi, promosso dal Dipartimento di Scienze
Ambientali dell'Università de L'Aquila, vengono effettuate intensive ricerche e raccolte
nelle grotte della Zinzulusa, Buco dei Diavoli e L'Abisso. In tale occasione vengono
scoperte nuove specie di crostacei e di idracari, taxa non ancora segnalati per le grotte
su menzionate, come pure vengono riesaminate specie incompletamente o erroneamente
descritte ed illustrate nel passato, e notevolmente ampliate le conoscenze complessive
sulla stigofauna, soprattutto freatica, della penisola Salentina.
Infine, nella primavera 1996, il Comune di Castro nella persona dell'assessore N.
Ciccarese, promuove la campagna di esplorazione "Zinzulusa - SpeleoSub '96",
avente come obiettivo l'esplorazione di eventuali nuove diramazioni e percorsi all'interno
della grotta, nel tratto successivo al sifone del Cocito, già ritenuto la parte terminale
del sistema idrologico della Zinzulusa (Parenzan, 1957; Lazzari, 1958, Forti, 1975). Al
progetto partecipano numerosi speleoclubs, speleologi e biologi appartenenti a diverse
istituzioni o associazioni: "Gruppo Speleologico Salentino - P. De Lorentiis",
"Gruppo Speleologico Neretino", "Corpo Nazionale Soccorso Alpino
Speleologico - C.N.S.A.S. ", "Dipartimento di Scienze Ambientali - Università
di L'Aquila". Nel corso delle suddette ricerche viene scoperto un nuovo percorso,
lungo circa 110 metri, completamente sommerso, con direzione NW oltre il sifone del Cocito
e, dato certamente più interessante, vengono portate alla luce un'ampia varietà di
sedimenti, stalattiti, stalagmiti ed un'eccezionale fauna acquatica sotterranea. Vengono,
infatti, per la prima volta scoperti nella grotta anellidi policheti, l'anfipode Salentinella gracillima, il misidaceo Stygiomysis hydruntina, il copepode
Nitocra reducta e, dato ancora più sorprendente, una nuova spugna troglobia (Higginsia ciccaresei), molto specializzata, appartenente
all'ordine degli Axinellida e ad un genere attualmente presente con una sola altra specie,
non sotterranea, nel Mediterraneo. Quest'ultimo dato riveste un particolare valore
scientifico in quanto, come è noto, le spugne generalmente vivono in acque marine o in
ambienti cavernicoli costieri e solo raramente, nel corso della loro lunga evoluzione,
sono riuscite a colonizzare ambienti sotterranei profondi ed isolati; eccezionali e molto
scarsi risultano, infatti, i relativi rinvenimenti di questi organismi in ambienti
cavernicoli s.str. e limitati, peraltro, al solo Mediterraneo (Italia, Croazia) e alle
Bahamas, uniche località da dove sono state descritte spugne stigobionti, cioè
perfettamente adattate, sia morfologicamente che fisiologicamente, all'ambiente acquatico
sotterraneo.
Questi ultimi dati, oltre al loro indubbio valore scientifico, confermano l'eccezionale
diversità e ricchezza biologica della grotta Zinzulusa che, a tutt'oggi, annovera tra specie
terrestri ed acquatiche oltre 60 taxa, per la maggior parte stigobionti e di antichissima
origine.
Per quanto riguarda i popolamenti acquatici, la prima manifestazione idrica che si
incontra all'interno della grotta (La Conca) risulta caratterizzata da acque fortemente
salmastre ed ospita una fauna di chiara origine marina costituita per lo più da
crostacei: copepodi (Halicyclops rotundipes, Neocyclops remanei mediterraneus, Schizopera
clandestina, Nitocra reducta, Nitocra affinis, Esola spelaea) oltre ad alcuni elementi
dulciacquicoli quali i copepodi Eucyclops serrulatus, Bryocamptus pygmaeus e Bryocamptus
dentatus. Il secondo laghetto, il Cocito, è oligoalino e presenta la tipica
stratificazione delle acque salate e dolci dei sistemi sotterranei anchialini: in esso
vive una fauna più spiccatamente stigobia comprendente crostacei copepodi ( Nitocrella
stammeri, Metacyclops subdolus, Metacyclops stammeri, Ameira scotti, Psyllocamptus
monacus), ostracodi (Pseudolimnocythere hypogea), anfipodi (Hadzia
minuta), termosbenacei (Monodella stygicola), molluschi gasteropodi (Ovatella myosotis) e
l'eccezionale decapode Typhlocaris salentina. Alcune specie, stigofile, cioè meno
specializzate, quali i copepodi Metacyclops minutus e Nitocra spinipes, l'idracaro
Soldanellonix monardi ed il misidaceo Spelaeomysis bottazzii possono rinvenirsi
indifferentemente in entrambi i laghetti, mostrando una minore dipendenza alle variazioni
di temperatura e salinità. Nel proseguimento del Cocito, recentemente scoperto, con
grande sopresa, oltre a copepodi ed acari già noti per la grotta e al decapode
Typhlocaris salentina, sono stati scoperte per la prima volta alghe Cianofite (Oscillatoria sp.) (new entry), l'anfipode Salentinella
gracillima, il misidaceo Stygiomysis hydruntina, anellidi policheti e la nuova spugna
stigobionte attualmente in corso di descrizione.
Da un punto di vista biogeografico, la maggior parte dei taxa acquatici che vivono
all'interno della grotta sono da considerarsi elementi paleomediterranei, appartenenti ad
un'antica fauna calda sopravvissuta agli imponenti mutamenti climatici e paleogeografici
che interessarono il Mediterraneo dopo il Pliocene; gli altri taxa, comprendenti per lo
più specie stigofile o stigossene, molto probabilmente invasero i sistemi idrici
sotterranei della grotta, come pure quelli del resto della penisola Salentina, in epoca
più recente.
La fauna terrestre presente nella grotta risulta anch'essa ben rappresentata, con
diverse specie troglobie e più numerose specie troglofile, parassite o guanofile,
appartenenti ai seguenti taxa:
ISOPODI [Porcellio scaber, Halophiloscia hirsuta, Trichoniscus ruffoi
(= T.fragilis?), Trachelipus camerani]
PSEUDOSCORPIONI (Chtonius stammeri)
GASTEROPODI (Oxychilus cellarius austriacus)
OLIGOCHETI (Bucholzia appendiculata)
COLLEMBOLI (Heteromurus nitidus, Neogastrura cavicola)
LEPIDOTTERI (Hypena obsitalis)
COLEOTTERI (Gnathonus pygidialis)
ORTOTTERI (Troglophilus andreini var. hydruntinus)
DITTERI (Culex pipiens, Nycteribosca kollari, Nycteribia sp., Dolicopodidae sp.)
MIRIAPODI (Lysiopethalum sicanum, Cryptos hortensis, Lithobius picens peregrinus,
Trachidesmus simoni granulatus, Glomeris pulchra quarnerona craspeda, Geophilus
guanophilus)
RAGNI [Zangherella apuliae (new entry), Harpactea strandi, Meta marianae, Meta segmentata
segmentata, Pholcus phalangioides, Tegenaria dalmatica (new entry) (erroneously reported as Tegenaria zinzulusensis), Nesticus eremita (new entry), Steatoda grossa (new entry),
Zygiella x-notata (new entry)]
ACARI (Macrocheles penicilliger, Macrocheles minervae, Bdellonyssus arcuatus,
Rhizoglyphus echinopus, Periglischurus interruptus, Bdellonyssus arenatus, Ornithonyssus
arcuatus)
CHIROTTERI (Myotis capaccini, Rhinolophus euryale, Miniopteris schreibersi)
|
All'elenco faunistico terrestre della grotta vanno aggiunti i Nematodi (sp.) che Camassa (Ist. Sperim. Biol. Sottosuolo, Latiano) ha rinvenuto su "foval" in due (ZI2, ZI3) delle quattro stazioni campionate in grotta Zinzulusa. Camassa ha calcolato una concentrazione media di 2500 nematodi per gr. di materia, "pascolanti" nell'abbondante sostanza organica costituita principalmente da batteri, protozoi, miceti (Mucor sp., Aspergillum sp. ed altre specie in determinazione) ed alghe, anche molto in profondità laddove vi era illuminazione artificiale con lampade ad emissione calda e con fotoperiodo molto variabile durante le 24 h. Tale sostanza organica (>50% del peso secco di materia; dati non pubblicati) si presenta come una massa di consistenza morbida e frammista a particelle di argilla tenute coese dall'acqua.
Durante la breve ricognizione nella grotta è stato raccolto un esemplare adulto di Chtonius stammeri nell'atto di alimentarsi di "foval".
Ancora una volta l'analisi delle "foval" sembra confermare la loro importanza nell'ecosistema cavernicolo tanto più perché la comparazione con le argille del suolo nelle stesse stazioni ha evidenziato una maggiore ricchezza di materiale organico nelle "foval" stesse.
Tali osservazioni sembrano rafforzare l'ipotesi dell'origine biogenetica delle "foval" determinata principalmente dall'attività metabolica degli
organismi presenti.
Nella grotta sono anche presenti numerosi resti fossili di
uccelli, bovini, felini, equidi, cervi, rinoceronti, elefanti, orsi ed ippopotami.
La grotta Zinzulusa, per la sua eccezionale diversità biologica, è l'unica grotta italiana annoverata dal KWI (Karst Water Institute (Charles Town WV, U.S.A.) tra i primi 10 sistemi carsici mondiali a rischio ("most endangered") e meritevoli di appropriata tutela.
| BIBLIOGRAFIA |
LINKS
Alla Grotta Zinzulusa con gli Speleosub
Rilievo Topografico
Le Grotte Costiere del Salento (1)
Le Grotte Costiere del Salento (2)
La grotta Zinzulusa
Contributo alla conoscenza degli isopodi acquatici, oligocheti, pseudoscorpioni, e scorpioni della Provincia di Lecce
IL CARSISMO DELL'AREA MEDITERRANEA:I° Incontro di Studi (Castro Marina, 1-2 settembre 1997)
IL CARSISMO NELL'AREA MEDITERRANE:II° INCONTRO DI STUDI
Castro Marina (Italy) - 14-16 September 2001 [ABSTRACTS]
IMMAGINI
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RAGNI
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[RILIEVO DELLA GROTTA]
INFORMAZIONI TURISTICHE
La grotta è situata a circa 2 km a nord dell'abitato di Castro
Marina (catasto n. 107 Pu; 40° 00'40"N - 5° 58'44"E dal meridiano di Roma).
Lunghezza dell'itinerario turistico circa 150 m; la restante parte della grotta, compreso
"Il Cocito" ed il nuovo percorso recentemente scoperto, è area biologicamente
protetta e vi si può accedere,previa autorizzazione, solo per motivi di studio e di
ricerca. La grotta è gestita dal Comune di Castro ed e' visitabile tutto l'anno,
condizioni del mare permettendo. Nel periodo natalizio, al suo interno, viene allestito un
caratteristico Presepe. La grotta Zinzulusa è visitata, in media, da oltre 100.000
visitatori in un anno.
ORARIO DI APERTURA:
Orario estivo: ore 9.30 - 18.30
Orario invernale : ore 10.30 - 16.30
Ufficio Informazioni Grotta Zinzulusa : 0836-943812
Ufficio Turistico Comunale - informazioni : 0836 - 97005 |
Si ringraziano M.M. Camassa, S. Inguscio and V. Fersini
per la preziosa assistenza e collaborazione
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L. Pesce Contributor: Gaetano Ciccarese
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