HESSDALEN LIGHTS


Le luci di Hessdalen (“Fireballs” o "Hessdalen's lights") sono fenomeni luminosi dalla forma generalmente sferica e di colori svariati, prevalentemente bianco e rosso, caratterizzate da pulsazioni irregolari, spesso di lunga durata. Posono apparire sia in cielo che in prossimità del terreno e con una traiettoria discontinua: appaiono in un punto, si spengono improvvisamente per poi riapparire in un altro punto. La comparsa di questi fenomeni luminosi è spesso associata a perturbazioni del campo magnetico.

In pratica si tratta di sfere del diametro fino a 10 metri, formate da un “plasma” centrale con temperatura di 6000 °C, contornate da un alone arancione. È da notare che la temperatura non cambia con l’aumento di volume delle sfere, ciò ha fatto ipotizzare la presenza di un confinamento del plasma in un campo magnetico. Inoltre, attraverso osservazioni ottiche, si è visto che alcune sfere “partoriscono” altre più piccole.



Dove si verificano tali fenomeni? Si possono osservare in maniera ricorrente sia a Hessdalen (Norvegia) che in molte altre località del mondo. In molte di queste aree fenomeni di luce ricorrenti hanno luogo da centinaia d’anni; in alcuni casi, come nella zona di Boulia in Australia (luci di Min-min) o nella riserva di Yakima negli USA, essi vengono perfino rappresentati nei petroglifi. A Hessdalen ufficialmente esiste documentazione fin dal 1981, ma alcuni autori riportano testimonianze che risalgono alla fine del diciannovesimo secolo.

Quando ha luogo il fenomeno, da quanto tempo? Hessdalen è una località di soli 150 abitanti; è chiaro che un secolo fa la valle fosse quasi disabitata e che quindi le testimonianze fossero poche per via dell’effetto di selezione dovuto al basso numero di abitanti, ma anche per la molto minore velocità dei mezzi informativi di allora.

Hessdalen resta al momento la località più importante, non tanto per il tipo o la frequenza di fenomeni, quanto perché è l’unica o quasi ad essere stata oggetto di vere e proprie investigazioni scientifiche supportate da strumentazione di vario tipo.

Nel marzo del 2001, a San Marino, si è tenuto il III Simposio Mondiale per l'Esplorazione dello Spazio. Si è parlato anche delle sfere di Hessdalen e della possibilità che esse siano una forma di comunicazione di altre civiltà extraterrestri (un po' come nel film "Incontri ravvicinati del terzo tipo"). Ma il fatto che negli anni 2000 e 2001 vi siano state due campagne di ricerca italiane in Norvegia la dice lunga su come è preso seriamente in considerazione questo "mistero".

Attualmente, il fenomeno non è solo prerogativa della valle norvegese. Vi sono almeno altri trenta siti mondiali dove si verificano gli avvistamenti. In Italia presso i Monti Sibillini, a Capalbio in Toscana, nel Riminese e ancora sul monte Musinè vicino a Torino.

Esistono diversi modelli fisici invocati per spiegar il fenomeno. Piezoelettricità, Monopoli Magnetici Mini Buchi-Neri, Attività Solare e Raggi Cosmici Elettricità Atmosferica, Fluttuazioni Quantistiche del Vuoto. Nessuno di questi modelli è comunque in grado di spiegare in maniera completa e univoca le caratteristiche empiricamente riscontrate nel fenomeno.

Probabilmente il modello che si avvicina di più alla realtà è quello proposto da Abrahamson che può essere considerato una variante dei modelli sui "fulmini globulari" e che può ricollegarsi in par te alla teoria della Piezoelettricità.