from: Dispense di Zoologia (http://www.luciopesce.net/zoologia/dispense.html)




Ricordiamo che lo Spirito Santo è il potere creativo di Dio e che "un raggio di quell'attributo di Dio viene usato dall'umanità per la continuazione della specie. Abusare di questo potere, usandolo solo al fine di una gratificazione, sia per un vizio solitario che per un piacere di coppia, ricercato all'interno o al di fuori del vincolo legale del matrimonio significa peccare contro lo Spirito Santo" (Max Heindel)


A distanza di molti anni ricordo ancora le parole del mio insegnante di Citologia ed Embriologia all' Università di Bari il quale solennemente affermava che riprodursi è una sorta di "imperativo categorico" per le specie: riprodursi per non morire, per trascendere il tempo attraverso la produzione di prole feconda.

Solo in tal modo, infatti, le specie possono trasmettere le loro caratteristiche ai discendenti ed opporsi in tal modo alla morte individuale ed al tempo. Tutta la vita, ad ogni livello, è permeata da questa impellente necessità che, incurante della sopravvivenza individuale, premia in un certo qual modo la sopravvivenza della specie e della materia vivente, nel tempo e nello spazio.

Tale necessità è comparsa molto presto nel corso dell' evoluzione, già circa tre miliardi di anni fa, allorquando le prime forme di vita (antenati dei virus attuali, batteri e protisti) si trovarono di fronte al problema del mantenimento della specie ed iniziarono a riprodursi, dapprima molto semplicemente mediante un tipo di riproduzione asessuata, consistente in una semplice divisione del materiale genetico utilizzando, successivamente (già con i primi organismi unicellulari) modelli riproduttivi più sofisticati e complessi rifacentesi alla cosidetta riproduzione sessuale.

Darwin aveva perfettamente intuito l' enorme importanza della riproduzione sessuale formulando le sue tesi sulla "fitness" riproduttiva di alcuni animali rispetto ad altri, meno dotati e che pertanto si riproducevano meno e con maggiori difficoltà. Oltre alla lotta per la sopravvivenza ci sarebbe, infatti, secondo lo stesso autore anche una lotta per la riproduzione, dalla quale riuscirebbero vincitori sempre i maschi più dotati e maggiormente competitivi. In tal modo solo i geni ed i caratteri migliori sarebbero trasmessi attraverso le diverse generazioni. Individui dotati di una elevata fitness che non si riproducessero risulterebbero, pertanto, "egoisti" e del tutto inutili per il processo evolutivo.

In tutti i casi la riproduzione risulta la migliore strategia adattativa per le specie; solo così, infatti, esse riescono nella maggior parte dei casi a evitare l' estinzione, producendo variabilità (nel caso della riproduzione sessuale) o un elevatisimo numero di discendenti (nel caso della riproduzione asessuale), garantendosi in entrambi i casi la sopravvivenza nel tempo.

Ne consegue che la natura, piuttosto che la soppravivenza individuale, privilegia sempre la sopravvivenza della specie. In questa ottica un individuo assolve al meglio la sua funzione non quando si alimenta, si accresce, respira, etc. ma quando riesce a riprodursi originando prole a sua volta feconda. Individui sterili, come ad esempio gli ibridi, non hanno alcun significato per l' evoluzione e vengono generalmente eliminati dalla selezione naturale.

Vi sono molti modi con cui una specie può riprodursi sessualmente, anche se da un punto di vista strettamente antropocentrico la migliore sarebbe quella che ci compete e cioè la riproduzione tramite incontro di due partners sessuali diversi (maschio-femmina) e conseguente fecondazione.

Esistono, comunque, molti altri modelli riproduttivi, anch' essi validi e che portano, anch' essi, alla produzione di una discendenza fertile, in grado di perpetuarsi nel tempo. Tra questi quelli più noti, ed abbastanza diffusi in natura, sono la partenogenesi e la fecondazione incrociata tra individui ermafroditi.

Nel primo caso una sola femmina, senza essere fecondata, è in grado di portare a termine lo sviluppo di un nuovo individuo, sia maschio che femmina; questo tipo di riproduzione si realizza di norma quando l' ambiente è favorevole e poco variabile, e consente la produzione di un discreto numero di discendenti in breve tempo.

Nel secondo caso individui portanti entrambi i sessi sono in grado di riprodursi e, nel caso dell' ermafroditismo istantaneo insufficiente, di incrementare notevolmente la variabilità genetica della discendenza.

Da tutto quanto su esposto è evidente che una condizione di coppia, anche ermafrodita, che non comporti una finalità riproduttiva risulta priva di significato in natura. Una condizione omosessuale, come si rileva in alcuni casi nella nostra specie, seppure degna di rispetto e considerazione, rappresenta certamente un grosso limite per l' evoluzione.

Immaginiamo per un momento un mondo fatto di soli omosessuali: quanto durerebbe? Un sola generazione e, quindi, seguirebbe l' inesorabile estinzione della specie umana! Va anche detto che nel resto del mondo animale una condizione simile non è molto frequente, e si affermata raramente nel corso di miliardi di anni e, comunque, mai a scopo riproduttivo. L' evoluzione ha sempre portato ad adattamenti sempre più efficienti ed a un continuo progresso evolutivo; come si spiegherebbe allora il fatto che fenomeni di omosessualità o simili siano stati solo raramente premiati dalla selezione naturale?

E' pur vero che in natura numerosi sono i casi di intersessualità, quale il succitato ermafroditismo, ma in ogni caso essi portano cumunque ad un atto riproduttivo e alla formazione di una discendenza. Negli ermafroditi con fecondazione incrociata, in particolare, vengono generati figli con elevata variabilità e, quindi, molto adattabili e garanti di una sicura sopravvivenza specifica.

Con queste brevi considerazioni non si intende assolutamente disconoscere nè condannare la condizione omosessuale nella specie umana, ma definirne gli indiscutibili svantaggi evolutivi e gli indubbi limiti adattativi.

"L' omosessualità in sè non mi turba affatto. Non mi chiedo nemmeno da che cosa dipenda. Mi da fastidio, invece, quando (come il femminismo) si trasforma in ideologia, in categoria, in partito, in lobby economico-cultural-sessuale. E grazie a ciò diventa uno strumento politico, un' arma di ricatto, un abuso sexually-correct " (Oriana Fallaci)

Attualmente si discute anche della possibilità di matrimoni tra omosessuali e l' eventuale adozione di figli ("stepchild adoption"). A prescindere da considerazioni etiche o religiose, una tale possibilità, se pure accettata da alcuni paesi europei, è al di fuori di ogni finalità evolutiva e un biologo non potrebbe certamente accettarla.


In pratica si. Infatti se una coppia omosessuale lesbica ha ben due uteri disponibili (!) in uno dei quali poter far sviluppare un embrione, nel caso di omosessuali gay, sterili per loro natura, necessariamente vi sarà bisogno di un utero esterno alla coppia. In quest' ultimo caso l' embrione si dovrà sviluppare in un madre biologica estranea alla coppia che potra donare o vendere ( come accade molto spesso e a prezzi considerevoli) il figlio alla coppia omosessuale.Nel primo caso si avrà un padre biologico esterno alla coppia, nel secondo una madre. In entrambi i casi le coppie non saranno naturali e i figli risulteranno il risultato di un compromesso, per usare un eufemismo, poco etico.

Tra surroghe ed uteri di altre donne.. si è finito col sottovalutare il vero problema che è e resterà sempre quello di non riuscire ad avere alcuna certezza sui risultati di queste adozioni riguardo il futuro di questi nascituri. "La questione resta morale e di civiltà. Non tutto è disponibile all’essere umano. Ci sono dei limiti dovuti alla realtà delle cose. La coppia omosessuale maschile è una coppia sterile per natura. I tentativi passati di impiantare uteri nei loro corpi sono ridicoli e mostruosi. L’invidia dell’uomo, già nota alla psicanalisi, verso la fertilità femminile va analizzata e superata. L’utero in affitto, secondo Luisa Muraro (Corriere della Sera), è la forma più odiosa di sfruttamento del corpo delle donne, non è mai una scelta libera, poiché non è “certo una donazione” “ma una compravendita”, che alligna “solo nelle situazioni di povertà”.

Il 2 febbraio il parlamento francese, grazie soprattutto alla determinazione della più eminente femminista francese Silvyane Agacinski, ha votato una carta per chiedere la messa in fuorilegge dell’utero in affitto a livello internazionale, proibire dovunque “una pratica che lede i diritti fondamentali dell’essere umano”. Segno che si sta prendendo consapevolezza dell’importanza di combattere contro questa barbarie. In definitiva, l’unico modo che hanno le coppie omosessuali per soddisfare il loro legittimo desiderio di diventare genitori è quello di poter avere un figlio tramite “normale” adozione.



Oriana Fallaci sulle adozioni gay

"[...]Con quale diritto, dunque, una coppia di omosessuali (maschi o femmine) chiede d'adottare un bambino? Con quale diritto pretende d'allevare un bambino dentro una visione distorta della Vita cioè con due babbi o due mamme al posto del babbo o della mamma? E nel caso di due omosessuali maschi, con quale diritto la coppia si serve d'un ventre di donna per procurarsi un bambino e magari comprarselo come si compra un'automobile? Con quale diritto, insomma, ruba a una donna la pena e il miracolo della maternità? Il diritto che il signor Zapatero ha inventato per pagare il suo debito verso gli omosessuali che hanno votato per lui?!? Io quando parlano di adozione-gay mi sento derubata nel mio ventre di donna. Anche se non ho bambini mi sento usata, sfruttata, come una mucca che partorisce vitelli destinati al mattatoio. E nell'immagine di due uomini o di due donne che col neonato in mezzo recitano la commedia di Maria Vergine e San Giuseppe vedo qualcosa di mostruosamente sbagliato. Qualcosa che mi offende anzi mi umilia come donna, come mamma mancata, mamma sfortunata. E come cittadina. Sicché offesa e umiliata dico: mi indigna il silenzio, l'ipocrisia, la vigliaccheria, che circonda questa faccenda. Mi infuria la gente che tace, che ha paura di parlarne, di dire la verità. E la verità è che le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare con l'ambiguità delle parole «genitori» e «coniugi» le Leggi della Vita. Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o due mamme non da un babbo e una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo o senza casa (storia che oltretutto non regge in quanto la nostra società abbonda di coppie normali e pronte ad adottarli) rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E' un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con le smanie materne o paterne. E il primo di questi diritti è sapere come si nasce sul nostro pianeta, come funziona la Vita nella nostra specie. Cosa più che possibile con una madre senza marito. Del tutto impossibile con due «genitori» del medesimo sesso."



"....Alla scoperta di essere incinta una donna non è mai abbastanza preparata: «Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore». Così inizia il monologo della madre alla vita in nuce che porta in grembo. Non sa nulla di quel bambino, sa soltanto che è sangue del proprio sangue, e che dipenderà in tutto e per tutto dalle sue scelte. Ma il fatto che da noi si origini un’altra vita non è cosa da poco.


Il senso di responsabilità si fa da subito enorme, diventa un fardello troppo pesante, e dà il via a una catena di riflessioni che, partendo dall’origine dell’esistenza, prendono traiettorie impensabili, e possono addirittura spingere a vergognarsi del proprio egoismo. Prima di tutto, se il bambino potesse scegliere preferirebbe nascere crescere soffrire morire, o invece non rinuncerebbe mai al limbo felice da cui è stato generato? Nascere è davvero «meglio di non nascere»? E se il mondo, così irto di ostacoli, non gli piacesse? Non si sarebbe trattato allora di un’imposizione, una spietata violazione?

Dall’altra parte, anche l’individualità della donna sarebbe seriamente minata dalla nascita di un bambino; dovrebbe rinunciare a quella libertà che ha inseguito per tutta la vita, e con essa all’attività professionale, alla possibilità di decidere senza impedimenti. L’unico modo per proseguire sulla propria strada, archiviare il problema, consiste nell’annullarlo? E non si tratta forse, anche in questo caso, di un’atroce prevaricazione?" (Oriana Fallaci)


Il concetto di "coppia" in tutto il regno animale è molto rigido: gli animali, infatti, formano coppie, spesso di lungo termine, talvolta di breve termine, ma sempre rivolte alla produzione di una discendenza e alla cura dei primi stadi del relativo sviluppo e ciò, come si è gia detto, al fine di garantire la sopravvivenza della specie cui appartengono.

In alcuni casi si possono anche formare coppie comprendenti diversi partners sessuali al fine di aumentare il rimescolamento genetico e conferire una maggiore variabilità alla discendenza. In ogni caso la coppia rappresenta sempre e comunque una unità riproduttiva, rivolta a tutelare e garantire l' autoconservazione della materia vivente.



Page updated February 12. 2016


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