CASI PARTICOLARI DI MIMETISMO


I segnali mimetici non necessariamente vengono utilizzati per ingannare un eventuale predatore, bensi possono anche avere finalità diverse, tra cui quella di facilitare la cattura di una preda.

A questo riguardo alcuni ricercatori parlano di un vero e proprio mimetismo aggressivo, intendendo per l'appunto con questo termine il fenomeno per cui un predatore si "maschera" opportunamente, simulando un altro animale o il substrato, allo scopo di non allarmare prima dell'attacco la sua preda. Il fenomeno e' abbastanza frequente in natura e diversi e sofisticati risultano i trucchi ed i camuffamenti messi in atto dai predatori a questo scopo.

Una poiana del continente americano, Buteo albonotatus, vola, ad esempio, accompagnandosi agli avvoltoi, ai quali somiglia anche nel colore e nella forma delle ali. Non essendo gli avvoltoi predatori abituali di piccoli animali, questi ultimi non ne temono la presenza. Tale comportamento favorisce, ovviamente, le poiane, le quali con il loro comportamento riescono ad avvicinarsi alle loro prede che si accorgono troppo tardi della presenza del predatore.

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Anche le mantidi, oltre ad una mimesi di protezione, esibiscono un mimetismo rivolto alla predazione. La maggior parte delle mantidi, infatti, adotta una colorazione mimetica: sono verdi quelle che vivono tra le foglie verdi, a macchie (grigio-marrone) quelle che stanno sulle cortecce; sono, invece, vistosamente variopinte quelle che utilizzano i fiori come terreno di caccia. In questo modo mosche ed altri piccoli insetti, non riescono a distinguere la mantide dal substrato, si avvicinano ad essa e vengono quindi immediatamente catturate e divorate.

Occasionalmente una cospicua porzione del corpo può assomigliare ad un "ghiotto boccone" che potrebbe trarre in inganno una potenziale preda. La porzione terminale della coda di alcune giovani vipere (Agkistrodon contortrix) è di colore giallo brillante e simula quasi perfetta mente un verme; l'inganno, rivolto a prede quali rospi e lucertole, viene, inoltre, amplificato mediante opportuni "attorcigliamenti" della stessa coda.

Alcuni granchi espongono deliberatamente le loro chele, di colore rosa brillante e bianco, che possono venire scambiate per cibo dai pesci che imprudentemente vi si avvicinano e vengono facilmente afferrati da queste appendici.

Altri esempi di mimetismo aggressivo si riscontrano in alcuni pesci che riescono a catturare le loro prede mediante false esche che simulano un piccolo verme (foto a destra) o altri piccoli pesci appetiti dalle loro prede.

Infine, un caso molto particolare di mimetismo, legato alla riproduzione, e' quello presente in alcuni pesci tropicali di acqua dolce della famiglia dei Ciclidi. In questi pesci la femmina porta le uova non fecondate nella cavita' orale e la fecondazione puo' avvenire con due distinte modalita': nella prima la femmina emette le uova all'esterno, dove vengono poi fecondate dal maschio, mentre nella seconda modalità la femmina trattiene le uova nella bocca e la fecondazione avviene, appunto, all'interno della bocca.

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Quest'ultimo tipo di strategia garantisce la fecondazione tra gameti della stessa specie, rappresentando un buona barriera riproduttiva e, allo stesso tempo, una eccellente protezione delle uova nei confronti di eventuali predatori.

La fecondazione orale coinvolge una particolarissima forma di mimesi: i maschi presentano, vicino all'apertura genitale delle pinne alcune macchie di colore che simulano la forma ed il colore delle uova della specie; la femmina viene attratta da queste false uova, le confonde con le proprie e si avvicina al maschio a bocca aperta per poterle afferrare. A questo punto avviene la fecondazione da parte del maschio delle uova che la femmina già porta nella bocca.

Un altro caso molto particolare di mimetismo che rientra nella simulazione comportamentale è quello che si riferisce ad alcune specie di lucciole che si distinguono per il ritmo del lampeggiamento notturno con cui gli individui maschi e femmine di una determinata specie si riconoscono per l'accoppiamento. Generalmente il codice di segnalazione specie-specifico viene prodotto e riconosciuto soltanto dagli individui che appartengono alla stessa specie. Tuttavia, esistono alcune specie del genere Photuris, le cui femmine riescono a riprodurre correttamente il segnale luminoso dei maschi di tre specie del genere Photinus: accade così che queste femmine lampeggino con il codice dei maschi delle specie Photinus in modo da avvicinarli e mangiarli. Queste femmine attuano una duplice simulazione che consiste, da un lato, nell'applicare in un contesto predatorio un modulo comportamentale finalizzato alla riproduzione e, dall'altro, nel fare ciò imitando il codice comunicativo di un'altra specie.


Recenti studi condotti su pivieri americani (Charadrius melodus e C. semipalmatus) hanno cercato di esaminare in dettaglio il grado di flessibilità (intelligenza?) che può essere conseguito dalla mimesi animale, in modo da evitare interpretazioni antropocentriche. Durante la stagione della cova, le suddette specie mettono in evidenza un particolare comportamento per "distrarre" i predatori definito "simulazione di ferita" (injury-feigning): quando un potenziale predatore si avvicina al loro nido, gli individui si adagiano al suolo con le penne arruffate e le ali scomposte, pigolando rumorosamente e trascinandosi come se fossero feriti. Questi atteggiamenti attraggano l' attenzione del predatore il quale comincia a seguire l'uccello non facendo più attenzione al nido.



CAMALEONTI E POLPI


In questi animali, il cambiamento del colore generalmente si realizza per mezzo di migrazioni di un pigmento scuro (melanina) dagli strati più profondi dell' epidermide agli strati più superficiali. Tale pigmento migra nelle cellule pigmentarie chiamate melanofori, che più si riempiono più diventano scure. Infatti, la colorazione degli animali è data dalle cellule pigmentarie (cromatofori), presenti nella parte più superficiale della cute. al di sopra dei melanofori e possono contenere pigmenti che vanno dal giallo al rosso.

Nei rettili, in generale, il colore verde o blu non esistono, come veri pigmenti, ma essi vengono elaborati da altri tipo cellulari chiamati guainofori (contenenti una sostanza semicristallina detta guaina). La colorazione dei camaleonti è il risultato di un' interazione dei cromatofori con i melanofori, e varia con la migrazione della melanina. La migrazione della melanina, a sua volta, dipende dall'energia proveniente dal sistema nervoso, ed è per questo che in caso di eccessivo stato di stress l'animale tende a diventare più scuro.

Nella cute dei cefalopodi (polpi, etc.) esistono milioni di cellule dette cromatofori, in cui sono concentrati pigmenti colorati. Ognuno può essere "stirato" da fibre muscolari, espandendo la macchia di colore. Ogni cromatoforo è innervato indipendentemente, per cui le possibili combinazioni di colore sono infinite.



IL PARASSITISMO DI COVA


Il cosidetto "parassitismo di cova" è un particolarissimo caso di simulazione nel regno animale; esso è rappresentato da specie che depongono le proprie uova nel nido di un' altra specie o in quello di altri individui della stessa specie.

Le femmine del cuculo (Cuculus canorus) sono solite deporre le loro uova nel nido di uccelli di altre specie, di dimensioni generalmente inferiori. A questo punto ci si pone la domanda: come fa l'uccello "parassitato" a non accorgersi dell'intruso e a continuare a nutrirlo come se fosse un suo piccolo. La spiegazione è che il piccolo "estraneo" può sopravvivere bene in quanto più precoce nella schiusa dell' uovo rispetto ai piccoli ospiti, e di conseguenza riesce a cacciare fuori dal nido le altre uova, rimanendo così l'unico destinatario delle cure parentali dei genitori adottivi.

Il fenomeno più importante, comunque, è che il cuculo sfrutta a proprio vantaggio la "risposta meccanica" di nutrizione evocata nei genitori adottivi da qualunque altra cosa che pigoli rumorosamente e spalanchi prontamente il becco non appena gli adulti rientrano da un viaggio di foraggiamento. In definitiva, il piccolo cuculo emette degli stimoli (segnali generici ma più cospicui ed intensi di quelli normalmente emessi dai figli legittimi della specie parassitata) che sollecitano l'attenta risposta di accudimento da parte dei genitori, i quali non si accorgono affatto della pur evidente differenza tra il giovane cuculo ed i propri piccoli.

Almeno il 50% delle specie appartenenti alla famiglia dei Cuculidi adotta tale sistema di "cova".

Un altro esempio di parassitismo di cova è quello presentato da alcuni coleotteri (Atemeles pubicollis) che sono soliti deporre le loro uova in nidi di altre specie quali, ad esempio, formicai di Formica polictena. Le giovani larve "parassite" non vengono individuate dalle formiche perché emettono un segnale chimico (feromone) molto simile a quello che stimola le cure parentali da parte delle formiche, le quali nutrono le larve di questo coleottero come se fossero le proprie. Anche da adulti i coleotteri continuano a simulare il comportamento dei propri ospiti, imitando perfettamente il comportamento di richiesta del cibo che le formiche operaie attuano tramite l' esibizione delle loro zampe anteriori.


Un caso particolare di mimesi è quello che adottano alcuni insetti, e altri animali, che riescono ad imitare gli escrementi di altre specie.

Ad esempio, il lepidottero Cilix glaucata trascorre l' intera giornata tranquillamente posata sulle foglie senza minimamente preoccuparsi di eventuali predatori: il suo segreto è, appunto, quello di assomigliare molto a un escremento di uccello e quindi passa del tutto inosservata!



SIGNIFICATO ADATTATIVO-EVOLUTIVO DEL MIMETISMO


Da tutti gli esempi sinora riportati risulta evidente che le specie mimetiche hanno un enorme vantaggio, in termini di potenziale riproduttivo, rispetto a quelle "ingannate" e agli altri individui conspecifici non mimetici: le specie criptiche che riescono ad evitare o a limitare la cattura ottengono, in ultima analisi, di aumentare le proprie probabilità di sopravvivere e di riprodursi, consentendo così la autoconservazione del proprio patrimonio genetico.

La suddetta interpretazione che si definisce "adattativa" perché attribuisce al comportamento animale una funzione di sopravvivenza, può anche a spiegare l'origine del mimetismo e della simulazione nelle diverse specie: infatti, in un'ottica evoluzionistica, gli individui che, a seguito di mutazioni genetiche casuali, esibiscono i rudimenti di certi caratteri morfologici o comportamentali sufficienti per consentire una efficace simulazione, realizzano un vantaggio riproduttivo rispetto agli individui sprovvisti di tali adattamenti.

Questo vantaggio, a sua volta, consente di perpetuare il carattere nelle generazioni successive. Ad esempio gli antenati delle farfalle Biston betularia che casualmente possedevano una colorazione simile alla corteccia della betulla potevano generare più facilmente prole aumentando in tal modo la frequenza di quei geni da cui dipendevano i caratteri morfologici o comportamentali vantaggiosi.



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI


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