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Sembrare qualcosa che non si è, assomigliare ad un altro animale o pianta, al fine di trarne un vantaggio: questa è la più semplice definizione di "mimetismo", una strategia adottata da molti esseri viventi per conseguire il proprio imperativo biologico: sopravvivere e riprodursi. Ragni che sembrano fiori, farfalle che imitano foglie, pesci con finti occhi sulla coda, sono solo pochi degli innumerevoli esempi conosciuti e, facendo un po' di attenzione, ci si accorge di quanto "ingannare il prossimo" sia una pratica alquanto diffusa tra gli animali, e non solo...
La natura ha dotato quasi tutti gli animali, continuamente impegnati nell'evitare l'attacco di una moltitudine di predatori, della possibilità di difendersi in modo efficace dai propri nemici.
Le diverse strategie adottate si rifanno essenzialmente a due modelli principali, l'uno fisiologico-etologico, l'altro genetico, molto spesso coesistenti e coordinati tra loro.
Entrambi possono manifestarsi a diversi livelli di sviluppo, potendo coinvolgere sia gli stadi larvali che quelli adulti, ma non esiste strategia che, in ogni caso, non venga elaborata dagli animali nei più svariati e più sofisticati dei modi possibili.
Molti animali si proteggono per mezzo di esoscheletri, gusci o robuste conchiglie; alcuni sono forniti di spine o aculei urticanti, cilia in grado di secernere tossine, peli sulla superficie del corpo e altre strutture o armamenti in grado di renderli più resistenti o scarsamente appetibili; altri possono assumere atteggiamenti aggressivi o minacciosi, colorazioni e morfologie che simulano perfettamente il substrato o trasformazioni particolari rivolte ad ingannare o a distrarre i predatori. Altre specie, infine, si sottraggono alla predazione semplicemente sfuggendo ai loro predatori o nascondendosi opportunamente.
Tuttavia non si può discutere in dettaglio dei vari meccanismi di difesa degli animali senza tener conto delle caratteristiche dei predatori ed in particolare. delle diverse strategie che essi utilizzano per la ricerca della preda.
Sia le strategie comportamentali che quelle genetiche sono infatti, rivolte a due diversi tipi di predatori animali che predano utilizzando l'olfatto o l'udito per individuare le loro prede ed altri che predano, invece, "a vista" sfruttando gli occhi come mezzo di percezione. E' evidente, pertanto, che entrambe le strategie devono di volta in volta rispondere all'una o all'altra delle due condizioni.
I pipistrelli, ad esempio predano le farfalle ad attività notturna, individuandole anche nella piu' completa oscurità, emettendo ultrasuoni che gli consentono di stabilire l'esatta posizione della loro preda.
Molte farfalle ed altri insetti hanno evoluto, di conseguenza, efficienti organi timpanici che consentono loro di intercettare gli ultrasuoni dei pipistrelli anche a notevole distanza e, quindi, di sfuggire a questi predatori; in altri casi le probabili "vittime", quali ad esempio alcuni lepidotteri della famiglia Geometridae, sono in grado di emettere a loro volta suoni stridenti, ad elevata frequenza, che possono determinare una immediata reazione di fuga nel predatore. Alcune farfalle della famiglia Arctiidae posseggono anche efficaci difese chimiche che le rendono disgustose se ingerite; esse sono, altresì, in grado di emettere segnali acustici di frequenza molto elevata che consentono ad un predatore esperto il riconoscimento della preda inappetibile e quindi di evitarla.
Comunque, è in ogni caso evidente che una prima, elementare, strategia
di difesa è quella di non farsi vedere affatto. Molti animali indifesi, infatti,
riescono a sottrarsi ai loro predatori, nascondendosi o conducendo vita
notturna. Alcuni bruchi si costruiscono dei ricoveri utilizzando materiali
diversi quali foglie arrotolate, semi vuoti, frammenti di foglie secche,
sabbia, etc.
Molte specie di invertebrati marini si infossano nella sabbia e
nel fango. I tricotteri, insetti che vivono allo stadio larvale in ambienti di
acqua dolce, si costruiscono opportuni "ricoveri" (foderi), utilizzando materiali diversi (foglie secche, detrito, ramoscelli, etc.) che prelevano dal substrato.
Le principali strategie messe in atto dagli animali per sottrarsi alla predazione si rifanno a tre modelli principali: il criptismo, le colorazioni aposematiche ed il mimetismo aposematico o fanerico.
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