La Lista rossa del 2006 della IUCN mostra una chiara tendenza: la perdita di biodiversità sta aumentando, non rallentando", spiega Achim Steiner, direttore generale della IUCN. "Le conseguenze di tale tendenza sono di vasta portata; è tuttavia possibile invertirla, come dimostrato da numerosi casi di successo delle politiche conservative. Per riuscire su scala mondiale occorrono alleanze fra tutti i settori della società. La biodiversità non può essere salvata dai soli ambientalisti; tale responsabilità deve essere assunta da tutti coloro che hanno il potere e le risorse per agire.
In prospettiva, le stime indicano che l'attuale tasso di estinzione è fra le 100 e le 1000 volte superiore al tasso "naturale di riferimento", ossia il tasso di estinzione senza l'interferenza umana.
Se il più alto indice di estinzione è nei tropici, dove l'intervento umano può essere brutale, indiscriminato e permanente, come l'abbattimento illegale della foresta amazzonica per strade o pascoli, l'Europa non viene affatto risparmiata. La regione del Mediterraneo è un "punto caldo" della biodiversità con 25.000 specie di piante, il 60 per cento delle quali sono uniche. Un esempio è dato dalla buglossa (Anchusa crispa), oggi conosciuta solo in 20 siti e di cui rimangono solo 2.200 piante mature.
Nello sforzo di valutare lo stato della biodiversità del Pianeta, uno strumento fondamentale è rappresentato dalle Liste Rosse, database costantemente aggiornati che riportano la lista delle specie animali e vegetali rare o minacciate di estinzione. Attraverso il censimento delle specie in pericolo e l’analisi delle cause che hanno portato al loro decremento numerico, queste liste costituiscono il punto di partenza per l’elaborazione delle strategie più idonee per un'efficace protezione della natura.
Le Liste Rosse vengono prodotte a livello regionale e nazionale, da Enti che si occupano di tutela della natura o di ricerca come Parchi ed Università mentre, a livello mondiale, sono organizzazioni come l’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) che si occupano di redigerle.
La Lista Rossa delle Specie Minacciate pubblicata dall’IUCN e prodotta a cura della sua Species Survival Commission , è uno strumento versatile e di facile consultazione, alla cui redazione contribuiscono scienziati e specialisti di tutto il mondo. Questa Lista Rossa è ritenuta la più obbiettiva ed autorevole risorsa da cui attingere per quanto concerne le specie in pericolo di estinzione a livello mondiale (Lamoreux et al. 2003, Hambler 2004; in Butchart et al. 2004); essa non fornisce solo informazioni prettamente tassonomiche ma anche altre informazioni utili in campo conservativo, come ad esempio:
- quanto sia in pericolo una data specie;
- quali siano i fattori che la minacciano;
- da quali azioni di conservazione possano trarre beneficio i taxa;
- quali siano le specie in pericolo in un dato Paese.
Nel database le specie sono suddivise per categorie che consentono di classificare tutte le piante e gli animali (esclusi i microrganismi) secondo il rischio di estinzione globale cui sono esposti nel presente. Le categorie IUCN, adottate ormai da tempo dalla comunità scientifica internazionale, sono state recentemente modificate al fine di ottenere un sistema di classificazione più oggettivo ed esplicito. Le nove categorie attualmente in uso (Versione 3.1: IUCN - 2001 ) che, con qualche accorgimento , possono essere utilizzate anche per la produzione di Liste Rosse a livello regionale (soprattutto), nazionale o locale, sono:
EX (Extinct) - estinto;
EW (Extinct in the Wild) - estinto in natura;
CR (Critically Endangered) - gravemente minacciato;
EN (Endangered) - minacciato;
VU (Vulnerable) - vulnerabile;
NT (Near Threatened) - quasi a rischio;
LC (Least Concern) - non minacciato;
DD (Data Deficient) - dati insufficienti;
NE (Not Evaluated) - non valutato. | | | |
Per poter assegnare una specie ad una delle tre “categorie di rischio” (CR, EN, VU) è sufficiente che essa presenti “almeno uno” dei cinque criteri quantitativi seguenti (per un approfondimento);
A. Riduzione della popolazione (passata, presente e/o stimata);
B. Area di distribuzione della popolazione stimata a meno di 100 km2 (5000 km2, 20000 km2) o superficie colonizzata a meno di 10 km² (500 km², 2000 km²) e: frammentazione, diminuzione o fluttuazioni;
C. Popolazione di dimensioni ridotte stimata a meno di 250 individui maturi (2500, 10000) e: frammentazione, diminuzione o fluttuazioni;
D. Popolazione di dimensioni molto ridotte stimata a meno di 50 (250, 1000) individui maturi, o con una distribuzione molto ridotta;
E. Analisi quantitative che dimostrino una probabilità di estinzione del 50% (20%, 10%), al massimo nel giro dei prossimi 100 anni.
In questo scenario risulta più che mai “utile” il concetto, relativamente recente, di Lista Blu, sviluppato tra il 1994 ed il 1998 da Andreas Gigon et al. Le Liste Blu, infatti, affrontano la questione da un’angolazione diversa riportando gli elenchi di specie appartenenti alle Liste Rosse che, grazie alle tecniche di protezione della natura, mostrano una stabilizzazione durevole o un aumento dell’abbondanza, almeno localmente. Esse sono la testimonianza del successo delle politiche ambientali.
Anche se il concetto di Lista Blu deve essere ulteriormente sviluppato, è auspicabile che esso venga recepito ed utilizzato da Istituzioni scientifiche e Governi. La consultazione di entrambe le liste, Rosse e Blu, consentirebbe infatti di avere una visione più equilibrata dello stato della biodiversità a livello regionale, nazionale e mondiale, e di evitare quella spirale di pessimismo e rassegnazione in cui si potrebbe cadere a causa dell’input di dati esclusivamente negativi.
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