Le spugne più primitive presentano la forma di piccoli vasi o tubi, la cui cavità interna (spongocele) si apre all'esterno tramite un'ampia apertura apicale (osculo) ed una fitta serie di pori ( da cui deriva il loro nome: poriferi) lungo la superficie esterna. Quest'ultima è rivestita da uno strato di cellule piatte (pinacociti) che costituiscono il cosidetto pinacoderma. I pori esterni sono formati da cellule speciali a forma di ciambella, i porociti. La cavità interna è rivestita da coanociti flagellati, provvisti di un collare che circonda la base del flagello. Tra lo strato interno ed esterno si rinviene uno strato di mesenchima (mesoilo) contenente cellule ameboidi di diverso tipo e parti scheletriche rivestite da una matrice gelatinosa, proteica. Questo tipo di spugne prende il nome di "Asconidi". [ASCONIDI]
La suddetta struttura impone, tuttavia, delle limitazioni nelle dimensioni della spugna: infatti, se il volume dello spongocele aumenta, la superficie flagellata non aumenta in modo proporzionale e, come, risultato, una grossa spugna asconide conterrebbe più acqua di quanto i suoi coanociti potrebbero filtrare. Pertanto, nel corso dell'evoluzione di questo gruppo il problema è stato risolto con la comparsa di numerose evaginazioni esterne dello strato flagellato (canali flagellati) in modo da aumentarne la superficie di assorbimento, ed invaginazioni della superficie esterna (canali inalanti). La prima tappa di questo processo si riscontra nelle spugne "Siconidi". Si tratta di spugne anch'esse con corpo tubulare, con un singolo "osculo", la cui parete risulta più sottile ed attraversata da pori che penetrano più in profondità, formando un sistema di numerosi, semplici canali.
[SICONIDI]
L'organizzazione corporea si presenta molto più complessa nel terzo gruppo di spugne, le "Leuconidi". Si tratta di spugne di grandi dimensioni costituite da una superficie dello strato flagellato ulteriormente accresciuta per la formazione di un elevato numero di camerette flagellate, all'interno delle quali sono localizzati i coanociti. In questo tipo di spugne il numero di camerette flagellate è molto elevato e può variare da 10.000 a 15.000/mm cubo, con una capacità di filtrarzione di circa 22,5 litri di acqua /24 ore.
Le spugne si riproducono sia sessualmente che asessualmente. Molti poriferi sono ermafroditi, altri possono essere dioici. La riproduzione asessuale avviene mediante produzione di gemme esterne o interne (gemmule) che possono sopravvivere anche a condizioni molto sfavorevoli, impedendo alla spugna di morire.
La forma sessuale avviene all'interno dello spongocele: i gameti maschili vengono rilasciati nell'acqua e, quindi, attraversano i sistemi di pori di un'altra spugna mescolati alle particelle alimentari. all'interno dello spongocele gli spermatozoi vengono "catturati" dalle cellule flagellate le quali perdono il loro collare e si trasformano in cellule ameboidi che li trasportano verso le uova da fecondare. Nella maggior parte delle spugne le uova fecondate evolvono in larve blastule (parenchimula e anfiblastula) che fuoriescono attraverso i canali acquiferi e vengono rilasciate in acqua: qui le larve possono svilupparsi direttamente o completare lo sviluppo dopo aver attraversato un periodo di tempo più o meno lungo di vita planctonica.
Da un punto di vista ecologico, le spugne sono organismi sessili che si rinvengono virtualmente in tutti i tipi di habitat acquatici, sebbene siano molto comuni ed abbondanti in acque marine. Eccezionalmente si possono rinvenire anche in ambienti sotterranei costieri (grotte anchialine) e in sistemi idrici sotterranei continentali; specie stigobionti o stigofile sono note delle Bahamas (Pellina pencilliformis, Prosuberites geracei, Cynachyra subterranea), della Croazia (Eunapius subterraneus subterraneus, Eunapius subterraneus mollisparspanis) e dell'Italia meridionale (Higginsia ciccaresei).
Molte specie possono contenere sostanze tossiche la cui funzione è quella di scoraggiare eventuali predatori; a questo proposito altri organismi marini traggono vantaggio da questa caratteristica "caricandosi" sul proprio corpo spugne. Alcune di queste sostanze chimiche prodotte dalle spugne presentano vantaggi farmaceutici per alcune patologie umane ( respiratorie, cardiovascolari, etc.). Le spugne possono anche ospitare piccole piante marine che possono vivere attorno o all'interno dei sistemi di pori. Sono state anche riscontrate relazioni simbiotiche con batteri ed alghe, nei quali le spugna provvede ad ospitare il simbionte, mentre quest'ultimo provvede cibo per la spugna. Alcune spugne riescono a perforare la superficie di coralli ed i gusci di alcuni molluschi, provocando in molti casi una significativa degradazione delle barriere coralline e la morte dei molluschi. Numerose spugne marine, infine, possono contenere simbionti fotosintetici, in particolare cianobatteri.
Le Calcisponge (spugne calcaree) sono spugne esclusivamente marine, con scheletri calcarei. Le loro spicole sono costituite di carbonato di calcio, sono strutturalmente semplici e possono presentare al massimo quattro raggi (tetractine). I rappresentanti di questa classe sono di piccole dimensioni, hanno forma tabulare o di piccoli vasi e presentano organizzazione interna di tipo ascon, sicon o leucon. [FOTO]
Le Hexactinellida (Hyalospongiae), dette anche spugne vetrose a causa del loro scheletro siliceo, sono tutte marine, di acque profonde, e caratterizzate da un corpo cilindrico o imbutiforme. Le loro spicole, riunite a formare un reticolo complesso, sono del tipo esactina (sei punte), l'organizzazione è del tipo sicon o leucon. Numerose spugne vetrose hanno forma di coppa o di vaso e possono raggiungere un'altezza compresa tra i 10 e i 100 cm. La maggior parte si rinviene a profondità comprese tra i 200 e i 2000 metri.[FOTO] Le Demosponge comprendono la maggior parte delle specie di spugne (circa il 90%) ed include sia forme marine che dulciacquicole. Il loro scheletro è composto di spicole silicee (non esactine), in alcune forme parzialmente o completamente sostituite da elementi scheletrici costituiti di una speciale proteina, la spongina. L'organizzazione interna, molto evoluta, è del tipo leucon. Numerose demosponge sono vivacemente colorate. Le poche specie di acqua dolce (Ephydatia, Spongilla), come pure le più comuni spugne marine (Haliclona, Verongia, cliona, Microciona), appartengono a questa classe. [FOTO] Le Sclerosponge, da alcuni autori incluse nelle demosponge, presentano massicci scheletri carbonatici basali e spicole silicee e fibre di spongina come nelle demosponge. Il loro corpo è appiattito, con organizzazione leuconide. Si rinvengono in ambiente marino, di preferenza in cavità marine, gallerie o associate alle barriere coralline. [FOTO]
L'origine delle spugne si fa risalire al Precambriano; esse si sarebbero, quindi, sviluppate massivamente durante il Paleozoico. Una delle ipotesi maggiormente accreditate riguardo la loro origine è quella che suggerisce che esse si sarebbero evolute da protozoi Coanoflagellati, ma alcuni zoologi continuano a rigettare tale ipotesi, in quanto le spugne svilupperebbero i "collari" molto tardi durante il loro sviluppo embrionale.
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