IL NEODARWINISMO: LA TEORIA SINTETICA


La riscoperta, agli inizi del Novecento, dell' opera di Mendel, i successivi studi di genetica di popolazioni e, naturalmente, la nascita della biochimica e la conseguente scoperta della struttura del DNA, della replicazione e della trasmissione dell’informazione genetica, apportarono ulteriori conferme alla teoria evolutiva e spiegarono in modo soddisfacente i meccanismi che determinano le trasformazioni delle specie nel tempo.

Si produsse, quindi, una sintesi di idee che portò alla cosidetta teoria sintetica dell’evoluzione o neodarwinismo, che si basa essenzialmente sulla moderna interpretazione genetica della selezione naturale.

La teoria genetica della selezione naturale può essere sintetizzata come segue: i geni di una popolazione che si riproduce per via sessuale costituiscono un "pool genico". I geni in un certo senso competono tra loro nel pool genico, come le prime molecole autoreplicanti dovevano competere nel brodo primordiale.

Nel pool genico, ogni nuovo gene si originerebbe a causa di mutazioni, errori casual che si verificano a livello genetico. Una volta che, mediante tali mutazioni, si è formata una nuova variante di un gene, questa entra a far parte del pool genico della popolazione perché, mediante la riproduzione sessuale, essa può venire trasmessa ad altri individui.

Qualunque gene di un pool genico può esistere in numerose varianti, tutte dovute a mutazioni prodottesi a un certo punto della storia evolutiva di quel gene. Le varianti di uno stesso gene sono dette alleli e, a seconda della frequenza o rarità di ciascun allele all'interno del pool genico, si parla di alta o bassa frequenza allelica . A livello genetico, l'evoluzione può essere definita come il processo con cui la frequenza allelica varia in un pool genico.

La frequenza allelica può essere modificata a causa di fattori diversi quali: la mortalità e l'emigrazione; la riproduzione e l'immigrazione; il caso o deriva genetica; la mutazione.

Consideriamo, ad esempio, gli alleli responsabili della lunghezza delle ali in una popolazione di drosofile (moscerini della frutta): se una popolazione possiede alleli che producono ali lunghe e un'altra ali corte, questa differenza di caratteri può riflettersi in tassi di mortalità diversi, oppure nella differente capacità di volare che permette all'una, ma non all'altra, di emigrare in altri areali.

Tutti questi fenomeni, guidati dalla selezione, alla fine producono una variazione delle frequenze alleliche nel pool genico. Altri fattori fanno, invece, variare le frequenze in modo più diretto: la deriva genetica è quella parte di variazione delle frequenze alleliche dovuta al caso, mentre le mutazioni di un allele in un altro sono un evento raro e, quindi, non influiscono molto sulle variazioni di frequenza allelica.


Gli aspetti fondamentali della teoria sintetica dell'evoluzione sono i seguenti:

  • L'usuale rappresentazione dell'albero della vita (albero filogenetico) è stata elaborata sulla base di quanto prospettato prima da Darwin, poi dai neo - darwiniani e infine, in modo ancor più accentuato, dai sostenitori della teoria sintetica: tutti gli organismi discendono sicuramente da un unico antenato.

  • Nascono più individui di quanti ne possano sopravvivere.

  • La variabilità individuale è frutto delle mutazioni che, attraverso ricombinazioni alleliche, interazioni geniche e crossing-over, arricchiscono il campionario dei diversi aspetti che ogni carattere può assumere.

  • L’evoluzione è un fenomeno di popolazione e non opera su un genotipo ma sull’intero patrimonio genetico (pool genico)

  • La selezione naturale conserva le mutazioni "vantaggiose", i cui portatori aumenteranno di frequenza da una generazione all’altra, ed elimina più o meno rapidamente quelle "svantaggiose".



    CRITICHE ALLA TEORIA SINTETICA


    L’importanza della selezione naturale nel meccanismo dell’evoluzione è stata recentemente messa in discussione dalla cosiddetta "teoria neutralista". Secondo questa teoria, l’evoluzione sarebbe dovuta essenzialmente a mutazioni neutrali nei confronti della selezione, ossia a cambiamenti che non migliorano né peggiorano la fitness individuale.

    I neutralisti sostengono che la maggior parte dei cambiamenti evolutivi sono dovuti a una deriva genetica casuale, mentre secondo i sostenitori della selezione naturale è quest’ultima a determinare l’evoluzione, anche a livello delle molecole. La teoria neutralista non prevede che la deriva casuale spieghi ogni cambiamento evolutivo e la selezione naturale è ancora necessaria per spiegare l’adattamento; ciò che tende a sottolineare è che gli adattamenti che si osservano in natura rappresentano una minoranza di tutti i cambiamenti evolutivi che sono presenti e registrati nel DNA. A livello del DNA e delle proteine, secondo i neutralisti, il caso ha un effetto fondamentale e, di conseguenza, la maggior parte del cambiamento che si osserva a questo livello è un cambiamento non adattativo.

    Questa teoria non è antidarwiniana, essa infatti sostiene soltanto che la selezione naturale, con la sua azione sull’effetto di un gene piuttosto che non direttamente sul gene stesso, agisce solo su quella bassa percentuale di mutazioni genetiche non neutrali, in grado di produrre alterazioni.

    Più recente è, invece, la teoria degli equilibri punteggiati che propone un modello evolutivo a salti; in altre parole, secondo questa ipotesi l’evoluzione delle specie sarebbe caratterizzata da lunghi periodi di equilibrio, interrotti da brevi ma intensi periodi di cambiamento evolutivo.

    Lo studio dell'evoluzione sulla base delle testimonianze fossili è reso difficile perché mancano quasi sempre molti anelli, vale a dire le forme intermedie capaci di testimoniare il passaggio da una specie all'altra. Due paleontologi americani, Stephen J. Gould e Niles Eldredge, hanno avanzato l'idea che queste forme intermedie non siano mai esistite. Secondo i due studiosi, l'evoluzione potrebbe essere stata caratterizzata da periodi di stabilità punteggiati da improvvisi squilibri durante i quali avrebbero potuto apparire nuove specie.

    Qualche anno fa nella Valle della Morte in California sono stati scoperti dei pesciolini che sembrano dar ragione ai due paleontologi. Si chiamano pesci-cucciolo e sono ancora esistenti perché 50000 anni fa, mentre nella valle avanzava il deserto, sono riusciti ad evitare l'estinzione rimanendo intrappolati in una pozza d'acqua alimentata da una sorgente. Nella zona si sono evoluti separatamente almeno 4 gruppi di questi pesci che in poche migliaia di anni sono diventati così diversi da costituire quattro specie diverse.

    ( da: spazioinwind.libero.it/gpscienze/Biologia/).



    IL CASO E LA NECESSITA'



    L' EVOLUZIONE E LA CHIESA


    "Prendendo in considerazione le varie teorie, la Chiesa valuta bene la loro precarietà di fronte ad una realtà espressa nella parola di Dio che è scritta nella Bibbia. Quale è la vera realtà secondo la Chiesa? Che l'uomo nasce e muore. A questo punto ci si deve porre una domanda per capire se le teorie hanno un fondamento o sono una scusa per liberarlo da una responsabilità di fronte al Creatore, Il Quale, nella Sua infinita sapienza e potenza, ha dimostrato che la creazione è opera Sua; pertanto l'uomo si trova davanti un bivio: credere alle teorie o alla Sua Parola.

    Qualunque sia la nostra scelta rimaniamo sempre dipendenti dai Suoi giudizi. E uno in particolare ci fa comprendere che siamo tutti peccatori di fronte a Lui.

    E questa parola ha un duplice effetto: o la rifiutiamo o l'accettiamo. Nel primo caso abbiamo un giudizio di condanna, nell'altro una possibilità di liberazione e salvezza, cioè non essere condannati".

    Se ci si pone, tuttavia, dalla parte della Scienza, evidentemente i problemi sono due: quello dell' origine della vita e la definizione stessa del fenomeno vita, e quello della successiva evoluzione. Al primo possono darsi due risposte: l' una di fede, l' altra razionale, scientifica che considera l' evento vita come casuale. Al secondo le varie teorie postdarwiniste offrono soluzioni più razionali ed attendibili, non necessariamente in antitesi con le tesi cattoliche.





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