Tutte le considerazioni si qui esposte ci portano ad una sorprendente conclusione e cioe' che l'origine della vita non solo fu possibile sul nostro pianeta, ma addirittura rappresento' un evento inevitabile! Se si considera, infatti, che ci sono 100.000 milioni di stelle nella Via Lattea, una dei 10.000 milioni di galassie dell'universo, si può facilmente ipotizzare la possibilità che forme di vita cellulare simili a quelle presenti sul nostro pianeta si siano potute originare anche su moltissimi altri pianeti.
"Quanto più esamino e studio i particolari della sua architettura, tanto più numerose sono le prove che l'universo, in un certo senso, doveva già sapere che saremmo arrivati" (Freeman Dyson) MONOFILETISMO O POLIFILETISMO ? A questo punto si pone il problema se un tale fenomeno sia comparso una sola volta o piu' volte, contemporaneamente o no, anche su pianeti diversi, addirittura in altri sistemi solari; si tratta anche di valutare se tutte le forme di vita attualmente presenti sul nostro pianeta possano essersi originate da un unico "antenato" (ipotesi monofiletica) o da piu' antenati, diversi (ipotesi polifiletica). A tutt'oggi non si e' ancora in grado di dare una soddisfacente risposta a questi interrogativi; coloro, infatti, che si fanno sostenitori della prima ipotesi, cioe' che la vita abbia avuto inizio da un singolo evento, affermano che la complessita' dei sistemi viventi non si accorderebbe con la probabilita' di una origine multipla della vita, ritenendo, piuttosto, che essa abbia avuto inizio per un unico, fortunato "accidente"; gli stessi autori affermano che la naturale similarita' di tutti i tipi cellulari attuali deve necessariamente trovare riscontro in una ipotesi di tipo monofiletico. I sostenitori della seconda ipotesi, al contrario, affermano, con argomentazioni probabilistiche, che le cellule originarie non dovevano essere molto complesse e che la loro successiva complessita' si sarebbe evoluta tardivamente, gradualmente, a partire da antenati cellulari semplici e diversi; per quanto riguarda la somiglianza tra le cellule attuali essi sostengono, infine, che queste sono interpretabili come risposta comune ad esigenze adattative simili.
Oggi, tuttavia, e' unanimemente accettato che, nel caso si potesse dimostrare l'esistenza di altri pianeti o sistemi le cui condizioni chimico-fisiche risultino assimilabili a quelle della terra, la vita si sarebbe probabilmente prodotta anche su di essi.
La maggior parte degli studiosi ipotizza che la vita non sia presente solo sul nostro pianeta, ma possa essere ampiamente diffusa nell'Universo. In particolare Johnson & Steere (1962) affermano addirittura la possibilita' che la vita possa essere presente su circa un miliardo di pianeti, nei quali l'evoluzione biologica si sarebbe potuta realizzare molto piu' rapidamente che sulla terra, con civiltà anche abbastanza specializzate e piu' evolute della nostra!
L'idea che la vita possa essersi originata al di fuori del nostro pianeta e, quindi, trasportata sulla terra e' stata sostenuta da molti altri autori. Tale possibilita' e' stata anche ampiamente dimostrata, sin dal 1968, mediante l'uso di potenti radiotelescopi che hanno messo in evidenza la radioemissione caratteristica di moti molecolari provenienti da sorgenti galassiche.
Con tali sofisticate apparecchiature sono stati scoperti, nelle nubi interstellari, gas primordiali, acqua e numerosi composti organici, anche molto complessi (acido cianidrico, acido formico, aldeide formica, alcool etilico,etc.). Ponnamperuma ed i suoi collaboratori, nel 1970, dimostrarono inoltre l'esistenza di aminoacidi di natura extraterrestre in una meteorite caduta in Australia nel 1970 (meteorite di Murchison); successivamente, lo studio di numerose altre meteoriti, anch'esse contenenti aminoacidi, polimeri di formaldeide ed altre sostanze organiche, avvaloro' la tesi di una origine extraterrestre della vita. In anni successivi Hoyle e Wickramasinge (1977) hanno sostenuto che la formaldeide potrebbe condensare formando polisaccaridi nelle nubi interstellari; nello stesso anno Wickramasinge ha suggerito, inoltre, che granuli di polvere interstellare in via di condensazione potrebbero ricoprirsi di uno strato di sostanze carboniose che andrebbero a formare una specie di involucro, contenente composti organici molto complessi.
Per molti altri scienziati, tuttavia, la vita sarebbe stato un evento eccezionale. irripetibile ! Essi sostengono, infatti, che per esserci la vita siano necessari uno o più pianeti adatti: al contrario la maggior parte dei sistemi stellari sono multipli ed il loro stadio evolutivo non è sufficientemente lungo perchè la vita, almeno nelle forme da noi conosciute, abbia avuto il tempo di svilupparsi.
Molte stelle, infatti, si trasformano in "giganti rosse" troppo rapidamente, e ciò evidentemente non avrebbe potuto consentire lo sviluppo di eventuali molecole complesse e, quindi, aminoacidi e proteine. Si deve anche aggiungere che su nessuno dei numerosi esopianeti finora scoperti si sono potute evolvere condizioni sufficientemente idonee allo sviluppo della vita. Tuttavia le recenti scoperte su Marte e quelle future potrebbero riservare ulteriori, inaspettate sorprese ! La vita? Forse è arrivata dallo spazio
La vita potrebbe non essere nata sulla Terra, ma arrivata dallo spazio con meteoriti o comete. A supportare questa affascinante ipotesi è la scoperta di un team di ricercatori dell'Università di Napoli Federico II, in collaborazione con l'Istituto Geomare - Sud del Cnr di Napoli, presentata oggi a Roma. Grazie a una serie di analisi su diversi campioni di rocce e meteoriti risalenti a miliardi di anni fa, gli scienziati hanno individuato dei minuscoli microbi vitali, chiamati cristallomicrobi o "cryms", di dimensioni prossime al millesimo di millimetro o anche inferiori. Si tratta di batteri "estremofili", cioè particolarmente resistenti alle più ostili condizioni ambientali, anche a temperature dell'ordine del migliaio di gradi o a pressioni pari a migliaia di atmosfere.
Una volta estratti dalle matrici rocciose in cui si trovavano, i microrganismi sono stati in grado di riacquistare la mobilità e la capacità di riprodursi. Questo, secondo Bruno D'Argenio e Giuseppe Geraci dell'Università Federico II, testimonierebbe che la vita non è nata sulla Terra. Non si tratta, però, delle sole tracce di vita extraterrestre individuate nei meteoriti. Già l'anno scorso, per esempio, furono rinvenuti batteri simili in un meteorite caduto in Australia nel 1969. Analoghe formazioni fossili sono state ipotizzate anche per un cristallo di meteorite di origine marziana trovato in Antartide nel 1984, considerato la traccia di vita più antica mai registrata: è vecchio 3,9 miliardi di anni, risale cioè a quando la Terra era ancora neonata e priva di forme di vita.
Nel 1939 , in una pianura desertica del Perù' sono state scoperte , da una piccola flotta aerea, che stava sorvolando la zona, delle strane linee e disegni sul suolo. Successivamente le stesse linee sono state osservate da grandi altezze, da satelliti artificiali e si presentavano come perfetti disegni geometrici, allineati. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che si si potesse trattare di piste di atterraggio, per chi o per quale motivo non si sa' , ma certamente i disegni di Nazca ancora oggi nascondono qualcosa di molto misterioso ed inspiegabile!
Gli scienziati convinti dell'esistenza di tracce di vita su Marte non demordono, e recentemente annunciano un'altra vittoria, anzi due, come le pubblicazioni sui "Proceedings of the National Academy of Science" e su "Precambrian Research". L'attenzione del primo studio è su ALH84001, il meteorite di origine marziana datato 4,5 miliardi di anni e ritrovato in Antartide. Già nel 1996 le polemiche intorno alle tracce di vita su Marte si erano incentrate sulle analisi di questo corpo celeste, ma ora i ricercatori della Nasa non hanno dubbi: ALH84001 contiene lunghe catene di cristalli di magnetite, "di chiara origine biologica", come ha spiegato Imre Friedmann, del centro di ricerche Ames dell'agenzia spaziale americana, e diverse da qualsiasi altra forma, sia naturale che di laboratorio, di magnetite inorganica ritrovata sulla Terra: i cristalli ritrovati su ALH84001 hanno infatti una morfologia unica che testimonia la loro origine extraterrestre ma, allo stesso tempo, dimostrano la presenza di batteri, e quindi di vita, nell'ambiente che li deve aver ospitati. Il secondo studio non fa che confermare il primo: anche altre due meteoriti marziane (Nakhla e Shergotty), datate rispettivamente 1,3 miliardi e circa 170 milioni di anni, mostrano le stesse tracce di microfossili ritrovate nel corpo celeste più antico, appunto ALH84001.
"Svelata l'origine della vita"
A prescindere, tuttavia, da tutte le considerazioni sin qui esposte, e' ormai universalmente accettato che, almeno relativamente al pianeta terra, le prime sostanze organiche (comprese le prime cellule viventi) si sarebbero originate a partire da composti inorganici per azione di fattori chimico- fisici ambientali; tali sostanze avrebbero successivamente interagito tra di loro per formare sostanze sempre piu' complesse, sino alla produzione di sistemi in grado di autoduplicarsi (geni). Tali sistemi genetici si sarebbero, quindi, organizzati per dare origine ai primi organismi viventi eterotrofi, cioe' organismi dipendenti da materiale organico per il loro nutrimento; piu' tardi, da questi si sarebbero evoluti i primi organismi autotrofi, organismi capaci di utilizzare direttamente energia solare o chimica per la sintesi di molecole organiche.
Fino a qualche decennio fa si riteneva che il
mondo degli esseri inanimati e quello degli esseri viventi fossero nettamente distinti. Ma grazie a
strumenti e a metodi di indagine scientifica perfezionati si è scoperto che non è così.
Vi sono, infatti, organismi, chiamati virus, che hanno
sia caratteristiche degli esseri inanimati sia
caratteristiche degli esseri viventi.
Ii virus sono delle pure e semplici informazioni genetiche avvolte in un involucro proteico. Essi possono avere delle strutture esterne ed una membrana. Sono parassiti intracellulari obbligati, cioè necessitano di una cellula ospite per potersi riprodurre. Nel ciclo vitale, un virus infetta una cellula, permettendo che l' informazione genetica virale diriga la sintesi di nuove particelle virali da parte della cellula. Vi sono molti tipi di virus: quelli che infettano l' uomo includono il polio, influenza, herpes, vaiolo, varicella, e il virus dell' immunodeficenza umana (HIV) che causa l' AIDS.
I virus possono essere considerati l' "anello di
collegamento" fra il mondo degli esseri inanimati e quello degli esseri viventi.
Generalmente i virus sono visibili solo con il microscopio elettronico: le loro dimensioni vanno, infatti, dal millesimo di micron al decimo di
micron, ciò significa che nella lunghezza di un
millimetro se ne potrebbero allineare fino a un
milione!
Per periodi di tempo anche molto lunghi i virus possono conservare
tutte le caratteristiche degli esseri
inanimati: sono completamente inerti e, in certi casi, si presentano addirittura sotto forma di
cristalli, come gran parte delle sostanze chimiche non viventi.
Tra le caratteristiche degli esseri viventi, i virus ne hanno una sola: la capacità di riprodursi. Tuttavia, essi possono riprodursi soltanto
all'interno di cellule di altri organismi.
Per quanto riguarda le altre caratteristiche degli
esseri viventi, essi ne sono completamente
sprovvisti: per esempio, non sono in grado di
reagire a stimoli, non sono in grado di costruire
le proprie sostanze organiche mediante gli alimenti e così via.
I primi veri sistemi viventi vengono comunemente indicati come "Premonere". Si tratta di organismi prebiotici (Protocellule) (figura a destra), la cui nutrizione doveva necessariamente avvenire, almeno all'inizio, esclusivamente a spese di molecole organiche libere nell'ambiente; con il passare del tempo la velocita' di consumo di tali molecole non veniva compensata dalla loro produzione, per cui ad un certo momento della loro storia gli oceani diventarono ambienti praticamente inorganici. Pertanto, se le premonere non avessero trovato fonti di cibo alternative, la vita si sarebbe probabilmente estinta subito dopo la sua comparsa: cio', tuttavia, non e' accaduto per due distinti ordini di cause.
In un primo tempo la risposta evolutiva delle premonere alla scarsita' di alimento fu di elaborare strategie nutrizionali alternative, quali il parassitismo (capacita' di prelevare nutrimento da altre cellule viventi), il saprofitismo (capacita' di ottenere nutrimento a spese di organismi morti o in decomposizione) e l'olotrofismo (capacita' di assumere, come alimento, cellule integre).
Con la comparsa delle protocellule dotate di membrana cellulare e di una qualche proprietà riproduttiva, inizia un nuovo capitolo della storia della vita che porterà dapprima ai batteri adattati ad un ambiente privo di ossigeno e successivamente ad organismi simili agli attuali batteri fotosintetici, denominati cianobatteri o alghe blu-verdi, che hanno reso irriconoscibile il mondo irrorandolo di ossigeno e favorendo per tale strada l'affermazione di sistemi metabolici capaci di accoppiare il consumo di ossigeno alla sintesi di molecole di ATP, premessa per la costituzione dei sistemi ossidativi degli organismi che compariranno successivamente.
In un secondo momento dai suddetti modelli nutrizionali (eterotrofi) si passo' gradualmente a modelli chemio-sintetici e fotosintetici (autotrofi); in tal modo si ovviava alla diminuzione di materiale organico in quanto cellule chemiosintetiche e fotosintetiche risultavano perfettamente in grado di "fabbricare" direttamente il proprio alimento, utilizzando, appunto, energie (chimica e solare) disponibili in grandi quantita' nell'ambiente.
Parallelamente allo svilupparsi di questi ultimi modelli nutrizionali si sono evolute condizioni cellulari e fisiologiche diverse, piu' complesse. In particolare gli organismi autotrofi, a differenza dei loro predecessori (eterotrofi) che erano in grado di sopravvivere anche in assenza di ossigeno (anaerobiosi), misero in atto una speciale forma di respirazione aerobica, resa possibile anche grazie al notevole aumento di ossigeno che si andava producendo sul nostro pianeta. Contemporaneamente a tali processi deve essere avvenuta anche una modificazione strutturale delle cellule stesse: in particolare, il materiale genetico, prima libero (antenati dei virus attuali), si e' organizzato in strutture filamentose formanti ammassi liberi all'interno delle cellule, senza un proprio rivestimento esterno (membrana nucleare).
I Procarioti non hanno un vero nucleo e nemmeno dei veri cromosomi. Il DNA non è organizzato in complessi insieme con proteine e non è racchiuso in un involucro membranoso, ma costituisce un “cromosoma” primitivo centrale, circolare ed eventuali altre molecole d’informazione, più piccole e circolari (plasmidi).
Gli organismi che presentano una tale organizzazione vengono definiti "Procarioti" o "Monere" e sono attualmente rappresentati dagli Archeobatteri, Eubatteri ed Alghe azzurre. (a sinistra organismo procariotico fossile).
Le cellule procariotiche sono relativamente piccole (con un diametro generalmente compreso fra 1 e 5 µm) e hanno una
struttura interna alquanto semplice; il loro DNA si trova concentrato in una regione del
citoplasma, senza essere delimitato da alcuna membrana; sono prive di organuli, a eccezione dei
ribosomi, preposti alla sintesi delle proteine. e tutte le funzioni cellulari sono svolte da
complessi enzimatici analoghi a quelli delle cellule eucariotiche.
Benché generalmente non vi siano strutture interne limitate da membrane, in molti procarioti si rinvengono numerose strutture membranose, chiamate tilacoidi, contenenti clorofilla e altri pigmenti fotosintetici necessari a catturare l’energia solare per la sintesi degli zuccheri.
I Procarioti possono avere pigmenti fotosintetici, come nei cianobatteri. Alcune cellule procariote hanno strutture esterne come flagelli per la locomozione o estroflessioni simili a peli per l' adesione. Possono presentarsi sotto diverse forme: cocchi (tondeggianti) (a), bacilli (bastoncellari) (b), e spirilli o spirochete (elicoidali) (c).
In base al modo in cui si aggregano tra di loro: possono dividersi in :
diplococchi, disposti a due a due;
streptococchi, disposti in catenelle;
stafilococchi, disposti a grappolo. In base
al tipo di metabolismo possono essere classificati in:
Autotrofi: partendo da molecole inorganiche semplici riescono a produrre da sè le sostanze nutritive.
Eterotrofi: non riescono a produrre da sè le sostanze nutritive e dipendono quindi dagli autotrofi.
Mixotrofi: possono sia sintetizzare da sè le sostanze organiche che metabolizzare quelle precedentemente sintetizzate dagli organismi autotrofi.
Gli autotrofi si suddividono in:
Fotosintetici: sintetizzano le sostanze organiche attraverso la fotosintesi clorofilliana, partendo cioè da molecole inorganiche semplici come l'anidride carbonica.
Chemiosintetici: ossidano sostanze minerali derivanti prevalentemente dal ferro. A questo gruppo appartengono specie che vivono in condizioni estreme (sono state trovate ad esempio colonie nei pressi di camini vulcanici attivi anche sottomarini, dove si hanno temperature e pressioni altissime) e si ipotizza quindi che siano tra i più antichi, poichè gli ambienti in cui vivono sono molto simili alle condizioni in cui si trovava la Terra poco dopo essersi formata.
Gli eterotrofi si suddividono in:
parassiti: la cui vita dipende da quella di un altro organismo;
simbionti: vivono associati ad un altro organismo portandosi vantaggi reciproci;
saprofiti (o decompositori): si nutrono di organismi morti.
Gli archebatteri furono fra i primi procarioti comparsi sulla Terra. Questi batteri "primitivi" sono capaci di vivere in ambienti estremi: acque molto calde, fondali oceanici, ambienti sprovvisti di ossigeno. A questo gruppo appartengono i batteri metanogeni, gli alofili estremi e i termoacidofili. Gli eubatteri rappresentano un gruppo originatosi a partire dagli antenati comuni che diedero vita ad archebatteri ed eucarioti.
I procarioti si riproducevano asessualmente, in assenza di meiosi, ed in essi cioè non vi era scambio genetico tra i diversi individui: essi fabbricavano copie, non sempre perfettamente uquali. Inoltre, le rare mutazioni, invece di essere trasmesse "se utili", venivano eliminate nel corso di poche generazioni.
Le alghe azzurre rappresentano il caso più esemplificativo di una tale conservazionismo genetico: alcune delle specie attualmente viventi risultano, infatti, praticamente indistinguibili dalle specie sviluppatesi due miliardi di anni fa!
I cianobatteri (chiamati anche alghe azzurre, alghe verdi-azzurre o Cianoficee) sono batteri fotosintetici che insieme agli eubatteri riescono a sopravvivere nelle condizioni più estreme trasformandosi in spore attraverso un processo chiamato sporulazione. Sono organismi unicellulari procarioti, autotrofi, (ma possono unirsi in colonie). Effettuano la fotosintesi clorofilliana.
Esistono circa 2000 forme conosciute come specie di cianobatteri, che possono essere attualmente suddivisi in cinque sottogruppi. Secondo la tassonomia recente i batteri vengono suddivisi in cinque sottocategorie, tuttavia l'attuale sistema di suddivisione non è soddisfacente, come ogni sistematica di procariot (a sinistra: Anaena spherica). I procarioti sono gli organismi che hanno avuto maggior successo evolutivo sul nostro pianeta. Essi risultano presenti in tutti gli habitat immaginabili della Terra, da quelli più freddi a quelli più caldi, dai più salati a quelli dolci, dai più acidi ai più alcalini. Acuni possono vivere anche in assenza completa di ossigeno.
Le testimonianze fossili dimostrano che 3,5 miliardi di anni fa i procarioti erano molto numerosi. Essi sono gli unici organismi che si sono evoluti sulla Terra per i successivi 2 miliardi di anni circa.
Microfossili di procarioti sferoidali provenienti (in alto) dalla formazione di Fig Tree (Swaziland, Sud Africa) (3,1 miliardi di anni) e (in basso) dalla formazione di Witwatersband (Transvaal, Sud Africa) (2,7 miliardi di anni).
Oggi i procarioti si trovano ovunque sia possibile la vita, e sono più numerosi di tutti gli altri eucarioti messi insieme; vi sono più procarioti in una manciata di terra fertile , oppure nella bocca e sulla pelle di un essere umano di quante persone siano mai vissute sul nostro pianeta. Ii procarioti possono vivere in habitat molto freddi, molto caldi, troppo salati, troppo acidi o troppo basici per qualsiasi organismo eucariote. Gran parte delle cellule procariote ha un diametro compreso tra 1 e 10 micrometri, molto più piccolo di quello della maggior parte delle altre cellule eucariote (il cui diametro è compreso tra i 10 e 100 micrometri). Nonostante le loro piccole dimensioni, i procarioti hanno un'importanza fondamentale sul nostro pianeta. Moltissime specie di batteri causano malattie gravi; nel quattordicesimo secolo la Morte Nera (ovvero la peste bubbonica, una malattia batterica) si diffuse in Europa uccidendo il 25% della popolazione umana. La tubercolosi, il colera, molte malattie a trasmissione sessuale e certi tipi di tossine alimentari sono alcuni degli effetti dell'azione dei batteri; tali organismi sono anche causa di numerose malattie per gli animali ed i vegetali. Tuttavia, i batteri innocui o utili sono molto più comuni di quelli nocivi. Nell'intestino, noi ospitiamo batteri che ci forniscono importanti vitamine, mentre altri che vivono nella nostra bocca proibiscono ai funghi nocivi di proliferare. Altri batteri d'importanza vitale sono quelli che decompongono gli organismi morti; presenti nel terreno e sul fondo dei laghi, dei fiumi e degli oceani, questi procarioti restituiscono all'ambiente gli elementi chimici vitali sotto forma di composti inorganici utilizzabili dalle piante, che a loro volta sono il nutrimento degli animali. Se i batteri decompositori sparissero, i cicli chimici che sono alla base della vita si arresterebbero e tutte le forme di vita eucariote probabilmente finirebbero per sparire, al contrario la vita procariote potrebbe continuare anche in assenza degli eucarioti, come in realtà è avvenuto per miliardi di anni.
Una linea evolutiva successiva a quella dei procarioti portò alla organizzazione del materiale genetico in cromosomi ed alla comparsa della membrana nucleare: le forme che presentano una organizzazione di questo tipo vengono definite "Eucarioti".
Questi ultimi organismi si sono potuti affermare grazie all'attuazione di nuovi e piu' complessi processi metabolici che hanno parallelamente richiesto particolari differenziazioni all'interno delle cellule, quali vescicole, canalicoli, citomembrane, etc. Inoltre, evento molto importante, negli eucarioti compare la meiosi, con conseguente separazione nel tempo della duplicazione del DNA e della divisione cellulare.
La cellula eucariotica è caratterizzata come segue:
membrana plasmatica
glicocalice (componente esterno alla membrana plasmatica)
citoplasma (semifluido)
citoscheletro - microfilamenti e microtubuli che sospendono gli organelli, danno forma, e consentono il movimento
presenza di caratteristiche membrane compresi gli organelli subcellulari
Negli eucarioti ci sono due tipi di organelli di motilità: i flagelli e le ciglia. I flagelli si muovono con un movimento "a frusta" e sono di maggiori dimensioni: le strutture proteiche che li compongono sono dette microtubuli. È lo scorrimento coordinato dei numerosi microtubuli che impartisce il movimento al flagello stesso. L’energia per lo scorrimento dei microtubuli è fornita dall’ATP.
Le ciglia sono simili ai flagelli per quanto riguarda l’organizzazione strutturale, ma ne differiscono in quanto più corte e più numerose. Le ciglia funzionano come in remi di una barca: queste strutture rigide battono con andamento sincrono impartendo alla cellula un movimento molto rapido.
Una fondamentale differenza tra i Procarioti e gli Eucarioti è rappresentata, infine, dalla diversa esigenza e tolleranza all' ossigeno. Tra i primi la richiesta di ossigeno è variabile, generalmente bassa: alcuni batteri, ad esempio, non riescono a svilupparsi in presenza di ossigeno e vengono, pertanto definiti anaerobi obbligati; altri possono invece tollerare piccole quantità di ossigeno, come pure possono farne a meno del tutto: sono questi gli anaerobi facoltativi. Esistono anche alcuni organismi procariotici che possono sopravvivere solo in presenza di ossigeno. Al contrario, gli eucarioti, fatte pochissime eccezioni, non possono sopravvivere e riprodursi in assenza di ossigeno e questo è certamente correlabile con l' aumento dell' ossigeno atmosferico nel momento in cui questi ultimi organismi iniziarono la loro storia evolutiva. La straordinaria diversità di organismi, piante ed animali, comparsi sul nostro pianeta negli ultimi 600 milioni di anni si è resa possibile solamente come conseguenza dello svilupparsi di cellule eucariotiche, dotate di un fenomenale potenziale di diversificazione genetica. Organismi Batteri e Alghe Azzurre
Protisti,
Funghi, Piante e Animali Dimensioni
Generalmente
da 1 a 10 mm
di dimensioni lineari Generalmente
da 5 a 100 mm
di dimensioni lineari metabolismo Anaerobio
o aerobio aerobio organelli Pochi
o nessuno Nucleo,
mitocondri, cloroplasti, reticolo, endoplasmatico, ecc.. DNA DNA
circolare nel citoplasma Molecole
molto lunghe di DNA lineare contenenti molte regioni non codificanti;
circondato da un involucro nucleare RNA
e proteine RNA
e proteine sintetizzate nello stesso compartimento RNA
sintetizzato ed elaborato nel nucleo; proteine sintetizzate nel citoplasma Citoplasma Assenza
di citoscheletro: niente flussi citoplasmatici, endocitosi ed esocitosi Citoscheletro
composto da filamenti proteici; flussi citoplasmatici; endocitosi e esocitosi Divisione
cellulare Cromosomi
separati mediante attacco alla membrana plasmatica Cromosomi
separati da un fuso di citoscheletro Organizzazione
cellulare In
genere unicellulare In
genere multicellulare, con differenziamento di molti tipi cellulari
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